Conoscere questi stratagemmi, usati solitamente da è interessato più al proprio ego, che non alla conoscenza che può acquisire in una discussione, vi sarà sicuramente utile per difendevi da queste persone, riportando la discussione sui binari giusti, oppure semplicemente per troncarla prima che il sangue vi vada in ebollizione.
Testo ripreso da
http://xoomer.virgilio.it/nowhere-now_here/38strata.html
- L’ampliamento: Portare l’affermazione dell’avversario al di fuori dei suoi naturali limiti, interpretarla nella maniera più ampia e generale possibile ed esagerarla. Restringere invece la propria e circoscriverla nel senso più ristretto. Vedi n.23
- L’omonimia: Usare l’omonimia, per estendere l’affermazione presentata a ciò che, al di là del nome uguale, poco o nulla ha in comune con la cosa in questione; poi darne una confutazione lampante, e così fingere di avere confutato l’affermazione.
- Relativo e assoluto: Prendere l’affermazione presentata in modo relativo, come se fosse presentata universalmente, o almeno intenderla sotto tutt’altro aspetto e confutarla poi in questo secondo senso. Vedi n.19
- Partire da lontano: Quando si vuol trarre una certa conclusione, non la si lasci prevedere, ma si faccia in modo che l’avversario ammetta senza accorgersene le premesse (o le premesse delle premesse) una per volta e in ordine sparso. Si occulti il proprio gioco finché non è stato ammesso tutto ciò di cui si ha bisogno. Vedi n.05, 09
- Premesse false … (04bis): Per dimostrare la propria tesi ci si può servire anche di premesse false, e ciò quando l’avversario non ammetterebbe quelle vere. Si prendano allora tesi in sé false ma vere ad hominem (concordanti con altre affermazioni e con verità soggettive e relative) e si argomenti ex concessis a partire dal modo di pensare
- Postulare quel che si dovrebbe dimostrare: 1) Ricorrendo a nomi o concetti interscambiabili. 2) Farci concedere in generale quel che è controverso nel particolare. 3) Quando viceversa 2 cose conseguono l’una dall’altra, si postula una per dimostrare l’altra. 4) Farsi ammettere ogni singolare per dimostrare l’universale.
- Furbamente erotematici: Domandare in una sola volta e in modo particolareggiato molte cose (nascondendo dove si vuole arrivare). Esporre invece rapidamente la propria argomentazione a partire da ciò che è stato ammesso.
- Per gli irascibili: Suscitare l’ira dell’avversario, tormentandolo e facendogli apertamente torto in modo sfacciato. Non sarà più in condizione di ragionare.. Vedi n.23, n.27
- A balzi depistanti (04ter): Porre domande con spostamenti di ogni genere e servirsi delle sue risposte per trarre conclusioni diverse e perfino contrarie. Non dargli comunque modo di prevenire la nostra conclusione.
- Contrari: Di fronte a risposte negative date di proposito dall’avversario, chiedere il contrario della tesi di cui ci si vuole servire per avere la sua approvazione. O almeno sottoporgli la tesi e il suo contrario per non fargli capire quale vogliamo che lui affermi.
- Indirettamente: Non chiedere di concederci la verità generale se ci sono concessi dei singoli casi di un’induzione. Introdurla in seguito come già stabilita e concessa facendogli credere di avercela concessa. E così sarà per gli ascoltatori.
- Scelte appropriate: In casi di concetto generale senza nome preciso, scegliere nomi o definizioni attraverso similitudini che siano favorevoli alla nostra affermazione. Stratagemma usato istintivamente nelle parole che si utilizzano …
- Accostamenti ad arte: Presentare una tesi opposta a quella che vorremmo far accettare e far scegliere all’avversario. Ma l’opposto, esprimerlo in modo assai stridente e a rischio di paradosso cosicchè la nostra tesi appare la più probabile.
- Impertinenza: Se l’avversario non arriva a favorire la conclusione che abbiamo in mente, la si enuncia e si esclama trionfanti come se fosse stata dimostrata.
- Massima impertinenza: Se presentiamo una tesi paradossale che ci mette poi in difficoltà, sottoponiamo, come se ne volessimo trarne la dimostrazione, una tesi giusta ma non del tutto evidente: se l’avversario la respinge lo conduciamo /ad absurdum/ e trionfiamo; se la respinge, non tutto è perduto e potremmo ricorrere ora al n.14
- /Ad hominem/ o /ex concessis/: Di fronte ad un’affermazione altrui dobbiamo cercare se non sia in qualche modo anche solo in apparenza, in contraddizione con qualche cosa che lui ha detto in precedenza o che qualcuno che lui approva ha lodato etc. Se difende il suicidio, gridargli subito: “perché non ti impicchi?” …
- Sottili salvataggi: Incalzati da controprove, ci si può salvare con sottili distinzioni che non avevamo trovato prima, se la questione consente doppi casi o significati.
- Sabotaggi: Se siamo di fronte ad argomentazioni altrui che ci batterranno, non consentire di concludere e formularle, interrompere e sviare per tempo, spostandosi su altre questioni. Vedi n.29
- Dal particolare al generale (03bis): Sollecitati a contrastare un determinato punto, portiamo la cosa sul generale e parliamo contro tali generalità.
- Omissioni: Date e concesse dall’avversario le premesse, tiriamo noi direttamente la conclusione. Perfino se manca qualche necessaria premessa, la si assuma ugualmente concessa.
- Pan per focaccia: Di fronte ad argomentazioni apparenti o sofistiche, meglio liquidarle con contro argomentazioni altrettanto sofistiche ed apparenti.
- Ribaltoni: Spacciandola per una /petitio principii/ rigettiamo la richiesta di ammettere una cosa da cui il problema in discussione conseguirebbe immediatamente.
- Esagerare (01bis + 08bis): Se una affermazione potrebbe essere vera in un particolare ambito, stuzzicare l’avversario per indurlo ad esagerare oltre il vero. E una volta confutata l’esagerazione è come aver confutata la partenza.
- Forzare la consequenzialità: Dalla tesi avversa trarre a forza, attraverso false deduzioni e deformazioni, altre tesi anche non corrispondenti, ma assurde o pericolose. Facendo sembrare che queste discendano dalla sua tesi la si può agevolmente confutare. Vedi n.01
- Istanza: Tra i tanti casi posti per porre un principio generale, Basta che si presenti un unico caso per il quale il principio non è valido, e questo è demolito. Attenzione agli inganni e alle apparenze.
- /Retorsio agumenti/: Quando l’argomento che l’avversario vuole usare può essere usato meglio contro di lui. “è un bambino, gli si conceda pur qualcosa”; /retorsio/ “Proprio perché un bambino bisogna …(a scelta)”
- Implacabili (08ter): Se l’avversario ad un certo punto inaspettatamente si adira, avete toccato un punto debole ed occorre insistere senza tregua.
- Talvolta: Quando dei colti disputano di fronte ad incolti, avanzare obiezioni di cui solo un esperto vede l’inconsistenza; agli occhi degli ascoltatori incolti l’obiezione è valida e batte l’interlocutore che può perfino essere facilmente messo in ridicolo. Chi ride è dalla propria parte facilmente. L’avversario non riuscirà a ribattere sensatamente e soprattutto altrettanto in breve per trovare ascolto.
- Diversione (18bis): Accorti di essere battuti si fa di colpo una diversione e si comincia di colpo a parlare d’altro come se fosse pertinente ed efficace per confutare l’avversario. Senza ritegno si potrà poi parlare non della questione ma dell’avversario stesso.
- /Argumentum ad verecundiam/: Invece delle motivazioni, ci si serva di autorità, secondo le conoscenze dell’avversario. Si ha buon gioco ricorrendo ad autorità rispettate dall’avversario. All’occorrenza le autorità si possono non solo distorcere, ma addirittura falsificare o perfino inventare. Notare che la gente vede molte autorevoli personalità ed ha profondo rispetto per gli esperti di ogni genere. Oltre ad accettare come vere opinioni che sono vere solo perché universalmente accettate …
- Ironie (30bis): Se non si sa opporre nulla alle ragioni esposte dall’avversario, ci si dichiari con fine ironia, incompetenti e “sarà senz’altro giustissimo quel che dice, ma non si capisce” e si rinuncia ad esprimersi. Il tiro contrario è “Mi permetta, con il Suo acume dev’essere una inezia capirlo, sarà per colpa della mia cattiva esposizione” e poi sbattergli la cosa sul muso in modo che piaccia o no, debba capirla. E risulti chiaro che prima effettivamente era lui a non capirla.
- Insinuare sospetti: Per accantonare o almeno rendere sospetta una affermazione a noi contraria, ricondurla ad una categoria odiata. Anche se la relazione è vaga e tirata per i capelli. Con ciò supponiamo: che l’affermazione è risaputa ed è già stata ampiamente confutata …
- Vero in teoria, falso in pratica: Un sofisma che ammette le ragioni e tuttavia nega le conseguenze. Questo contraddice la regola: da una ragione al suo effetto vige la consequenzialità.
- Insistere: Un avversario che a una domanda o argomento non dà una risposta diretta, non prende posizione precisa, evade in vari modi … questo dimostra che abbiamo toccato un punto marcio. Insistervi senza sosta.
- Schopenhauer è tutto qui: Funziona solo in circostanze particolari ma rende superflui tutti gli altri: anzichè agire sull’intelletto con dei ragionamenti, si agisca sulla volontà con motivazioni e l’avversario o gli uditori, se hanno gli stessi suoi interessi, saranno conquistati alla nostra opinione fosse anche presa dal manicomio. Per lo più, infatti, una briciola di volontà pesa più di un quintale di giudizio e persuasione. Se l’avversario avverte che la validità della sua opinione arrecherebbe notevole danno al suo stesso interesse, la lascerà cadere come un ferro bollente. Funziona anche con uditori, e non l’avversario, che hanno un interesse comune; a loro le sue tesi appariranno deboli e miserabili anche se ottime.
- Sbigottire con sproloqui: Sconcertare, sbigottire l’avversario con sproloqui insensati. Se è consapevole della propria debolezza, si impressiona e si può perfino spacciarla come la prova più incontestabile della propria tesi.
- Uno dei primi: Quando l’avversario pur avendo ragione sceglie per fortuna una prova sbagliata, non avendo difficoltà a confutarla, spacciamo questa per una confutazione della cosa. In fondo spacciamo un /argumentum ad hominem/ per uno /ad rem/
- Ultimo: Quando ci si accorge che l’avversario è superiore e finiremo male, si diventi offensivi, oltraggiosi, grossolani. Si passi dall’oggetto del contendere al contendente attaccando la persona. Si tratta di un appello delle forze dello spirito a quelle del corpo o all’animalità. Una regola molto popolare. Ma come rispondere? Non basta evitare di essere offensivi perché mostrando a uno con calma che ha torto, e dunque pensa e giudica in maniera sbagliata, lo si amareggia più che con qualsiasi espressione oltraggiosa. Perché … “ogni piacere dell’animo e ogni ardore risiedono nell’avere qualcuno, dal confronto con il quale si possa trarre un alto sentimento di sé “. La vanità richiede soddisfazioni e nessuna ferita duole più di quelle che la colpiscono. Di qui l’amarezza dello sconfitto e il ricorso a quest’ultimo stratagemma dove il sangue freddo è d’aiuto. Si risponde con calma e senza badare alle offese si ritorna sulla cosa in questione.